sabato 29 marzo 2014

Lettera a Renzi


Buongiorno Presidente,
siamo lavoratori del pubblico impiego, appartenenti a una categoria troppo spesso poco riconosciuta. Non siamo ben identificati e non sappiamo ancora con chiarezza quali sono i nostri precisi compiti. Siamo quelli che subiscono lo sdegno della gente a causa di scelte a volte sbagliate. 
In poche parole, siamo gli operatori della Polizia Locale di tutta Italia: 65mila persone che quotidianamente cercano di prestare un dignitoso servizio alla collettività fra mille difficoltà legate sia alla propria professione, sia alla propria dignità di lavoratori sempre più sminuita e disconosciuta.
Scriviamo la presente, prima di tutto, per augurarLe buon lavoro, con la speranza che riesca a trovare le giuste soluzioni e il giusto sostegno politico per il bene del nostro bel Paese.
Ritenendo che questo periodo storico possa e debba essere, un’opportunità per l'Italia di rinascere, crediamo che riconsegnare alla Polizia Locale un’identità tecnico operativa qualificata e qualificante, ma anche di sottolinearne l’importanza (presente e futura) nel panorama della sicurezza, dove i ruoli siano definitivamente chiariti, dove i rapporti con le istituzioni non siano di forza, ma di collaborazione e correttezza reciproca, sia doveroso.
In questa delicato quadro di rinnovamento istituzione e culturale, Lei ha sottolineato come l’ascolto delle istanze presentate dalla collettività sia uno strumento fondamentale per far fare all’Italia un salto in avanti.
Ebbene, basandoci su queste lodevoli intenzioni, vorremmo portare alla Sua attenzione una visione di rinnovamento del “sistema sicurezza” che stimoli la dialettica e che, in condivisione degli obiettivi, non vuole prevaricare o urtare alcuna sensibilità. 
Vorremmo farlo partendo da un problema che persiste e che affligge moltissimi operatori che indossano con assoluta dignità una divisa non sempre rispettata come si dovrebbe. 
È vero, spesso il gioco dell’inversione delle responsabilità ha spopolato fra chi appartiene alle istituzioni del nostro Paese, non vogliamo certo negarlo. È altrettanto vero che in passato gli stessi operatori della Polizia Locale italiana non sono stati degni del rispetto che invece viene riconosciuto a chi indossa divise di colore diverso. Forse gli Agenti e Ufficiali della Polizia Locale non hanno sufficientemente urlato in modo civile lo sdegno per le mancate tutele che altri hanno ottenuto pur svolgendo lo stesso servizio (paradossale se pensiamo che spesso il servizio viene addirittura svolto congiuntamente).
Parliamo però del passato, dell’Italia che fu e che non deve più essere.
Le scriviamo come espressione di categoria, ma anche come cittadini che vivono quotidianamente l’esperienza dell’impegno nella società civile in diversi ambiti. Molti di noi operano in rispettoso silenzio, altri appartengono ad associazioni di categoria, altri operano in gruppi più o meno organizzati, altri fanno parte di movimenti, tutti, indistintamente, aspirano allo stesso risultato: 65.000 anime che, in vario modo, condividono le medesime ansie e le stesse passioni.
Ma veniamo al dunque.
Abbiamo sentito che è Suo obiettivo “riorganizzare la pubblica amministrazione”. Oltre ad essere un auspicabile traguardo istituzionale generale, diviene un affascinante strumento per incidere sulla situazione “ibrida”, mal gradita, della Polizia Locale ed un occasione per ridare dignità ad una categoria riconoscendo le tutele negate.
Il 12 e il 13 gennaio 2014, molti operatori della Polizia Locale (circa 5000) avvalendosi di propri permessi o di giornate di ferie hanno manifestato, prima a Milano e poi a Roma, un sopito disagio che con il Governo Monti è tornato in auge a causa della soppressione di sacrosante tutele dovute e rinnegate. 

Non dimentichiamo poi la collocazione contrattuale della Polizia Locale: argomento spinoso che illustri esponenti di categoria e del panorama politico ancora oggi faticano a dirimere.
Sulle mancate tutele, soprattutto se queste anomalie sono paragonate alla tipologia di lavoro che stiamo quotidianamente svolgendo, non possiamo fare passi indietro. Non possiamo, Lei potrà ben comprendere, mediare con le nostre coscienze e soprattutto con le nostre famiglie che in ansia aspettano ogni giorno il nostro ritorno a casa a fine servizio sperando che nulla di grave sia accaduto. Se le Istituzione ci chiedono di svolgere determinati servizi particolarmente delicati e pericolosi (e quotidianamente capita), non può al contempo negare le tutele che riconosce a soggetti che svolgono lo stesso servizio ma che indossano una divisa di un altro colore. 

Tutto questo si inserisce in contesto più ampio legato ad aspetti trasversali, quali una normativa processual-penalistica e penale non più al passo con le problematiche che deve affrontare la Polizia in genere e l'adeguamento alle direttive Comunitarie a cui è tenuta la ritardataria e dormiente Italia (tra tutte l'adozione di un numero unico di emergenze e la riduzione delle forze di Polizia).
La società è cambiata, evolve velocemente, ma le norme sono rimaste ferme al 1986. Sono inadeguate e la società soffre, il servizio ne soffre, la Polizia Locale d’Italia è logorata.

In sintesi quello che chiediamo è:
• Riottenere l'equo indennizzo che il governo Monti ci ha inspiegabilmente tolto;
• Essere “liberati” dai limiti territoriali delle qualifiche o, almeno, essere alleggeriti delle anomalie derivanti dalle competenze territoriali;
• Beneficiare dell'uso diretto di strumenti imprescindibili per l'attività che si svolge come l’accesso alle banche dati senza bisogno di dover chiamare altre Centrali (il che non vuol dire scavalcare Polizia o Carabinieri, ma al contrario sgravarli di ulteriori passaggi ed incombenze affinchè si migliorino le potenzialità del servizio al cittadini, migliorando il coordinamento e il reciproco supporto;
• Uniformare la Polizia Locale nelle sue divise, diverse da Regione a Regione, di renderla nei fatti e in punto di diritto uno strumento efficace ed efficiente di tutela della sicurezza assegnandole compiti ben precisi in collaborazione e in coordinamento con le altre (troppe) Polizie. 

Il 12 gennaio 2014 a Milano (data in cui è ricorso il secondo anniversario dalla morte del collega Nicolò Savarino, barbaramente ucciso a Milano) si è colto il senso morale, il senso di dignità, l’espressione di riforma culturale che gli operatori della Polizia Locale si aspettano.
Il 13 gennaio 2014 a Roma abbiamo assistito ad una manifestazione epocale per la Polizia Locale ed illustri parlamentari ci hanno accolto, ascoltato, promesso.
Promesso, appunto. Non vorremmo che fossero le solite promesse “scritte sul ghiaccio”. Quel ghiaccio che con il sole primaverile si scioglie.
Lei è la massima espressione del “cambiamento”. Sotto il segno del cambiamento dello stile è doveroso ricordare che la voglia di condividere questo progetto è nata spontaneamente, senza partire da questa o quella sigla e coinvolgendo non solo operatori del nord, centro e sud Italia ma anche sindacalisti o referenti di associazioni più diverse. È la volontà di chi sta sulla strada che dà vita a questo tentativo tutto nuovo di dare voce alla Polizia Locale. 
Siamo finalmente uniti perché stiamo pagando con il nostro sacrificio la mancanza di attenzione da parte dei politici che dicono di conoscere le nostre problematiche, ma che in concreto ci abbandonano al nostro destino.
Le vittime in servizio lo dimostrano, lo gridano, pretendono con noi una dignità che deve emergere da una nuova struttura legislativa di tutele e di inquadramento.
Abusando di una Sua coraggiosa espressione, facendola in parte nostra, vorremmo che Lei fosse “l’ultimo Presidente del Consiglio a cui chiedere il rinnovamento della Polizia Locale”.
Rimanendo a disposizione per ogni chiarimento, cogliamo l’occasione per augurarle buon lavoro.

Milano, 28 marzo 2014

William Cremasco – referente per i rapporti con le istituzioni 
Fabrizio Caiazza – coordinatore nazionale per la Mobilitazione Nazionale della Polizia Locale italiana

Mittente: mobilitazionepolizialocale@gmail.com
Destinatario: centromessaggi@governo.it (ufficio del Presidente comprensivo della segreteria particolare)


Invitiamo tutti i colleghi ad inviare una mail alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ( centromessaggi@governo.it )con oggetto "LA POLIZIA LOCALE CHIEDE DIGNITA'". Il testo lo scrivete voi in base a ciò che volete esprimere oppure inviate copia della lettera sopra esposta, l'obiettivo è far sentire la nostra pressione sulle istituzioni. Ricordiamoci che la nostra forza è l'unità, usiamola.