giovedì 27 luglio 2017

La Polizia Locale e il terrorismo: che c'azzecca?

A ventiquattro anni dalla strage di via Palestro, mi ritrovo di nuovo, in una Milano semi deserta, ad onorare il ricordo del nostro collega, Alessandro Ferrari, morto dilaniato da una bomba, insieme a 4 Vigili del Fuoco, attirati in una criminale trappola.
La memoria dei colleghi più anziani mi ha permesso in questi anni di rivivere attraverso i loro racconti, i tragici momenti che hanno anticipato l'esplosione e la sofferenza che tale vigliacco attacco ha prodotto non solo nei familiari, ma in tutti coloro i quali avevano conosciuto Alessandro e indossavano la sua stessa divisa, consapevoli, inermi, che ciascuno ha rischiato di fare la sua tragica fine.
Quella stessa divisa che anch'io indosso con onore da vent'anni, ma che a volte mi sta stretta, soprattutto se penso ai recenti attacchi terroristici che stanno insanguinando tante città europee.
Tanti dubbi mi assalgono e mi fanno chiedere sempre più spesso chi siamo e dove stiamo andando.
Non nascondo il mio smarrimento sopratutto se, analizzando un periodo storico abbastanza lungo, mi rendo conto che le norme stanno assegnando agli uomini e le donne della Polizia Locale sempre più mansioni pericolose, ma quando si tratta di difenderci ecco che le stesse norme presentano gravissime lacune e discrasie.
L'effetto finale è una totale sovraesposizione ai pericoli che lo Stato Italiano, in tutte le sue articolazioni, anche Locali, non vuole tutelare.
La domanda che mi assale quindi è sempre la stessa: siamo poliziotti o amministrativi?
E non è una domanda banale perché non esiste in nessun altro Paese Europeo un operatore di Polizia, anche Locale, che non ha tutele come accade in Italia.
Eppure la nostra presenza ci viene richiesta ogni giorno, ci viene richiesto di controllare il territorio e lo facciamo, senza falsa modestia, molto bene, perché con il nostro servizio di prossimità riusciamo a conoscere palmo a palmo, il territorio cittadino.
Una conoscenza che se meglio sfruttata ci consente di conoscere quei movimenti e traffici loschi che avvengono nei portoni di abitazioni anonime o in scantinati semiabbandonati.
Sarà che a qualcuno facciamo paura?
I cittadini sono stati abituati ad identificarci erroneamente come quelli delle "multe" quando siamo molto, molto di più.
Un bellissimo e quasi unico articolo a favore del nucleo ambientale della Polizia Locale di Milano lo scrisse Nando Dalla Chiesa che nel 2014 ci aveva definito "vere sentinelle antimafia".
Come mai non si è mai aperto un vero dibattito sulla sicurezza in Italia, perché non si vuole dare chiarezza di ruolo alla Polizia Locale, inserita in un percorso serio di preparazione e formazione nel più ampio progetto di unificazione delle troppe Polizie presenti in Italia?
A qualcuno fa comodo tenerci ibridi e solo all'occorrenza qualificarci come operatori di Polizia da schierare come carne da macello davanti ad improvvisati New Jersey?
La classe politica e sindacale ha precise responsabilità, forse condizionata dagli opposti sentimenti della categoria.
Spero che anzitutto i cittadini, quelli onesti, quelli che davvero vogliono un Italia più giusta, si rendano conto di questa situazione e chiedano ai propri rappresentanti un sistema di sicurezza efficace ed efficiente.
Scusami Alessandro se ti ho "usato" per questo sfogo, ma a mio modo ho voluto ricordare il tuo gesto eroico e come anche una semplice pattuglia della Polizia Locale può salvare delle vite umane anche a costo della propria come hai fatto tu, ventiquattro anni fa, in via Palestro a Milano in un gravissimo attacco terroristico.

Fabrizio Caiazza

Nessun commento: